Sono molti i vantaggi offerti dalla chirurgia laparoscopica; ben noti sono la riduzione del dolore, la rapida mobilizzazione e canalizzazione e la riduzione delle complicanze postoperatorie, soprattutto respiratorie. Ma recentemente è stato dimostrato da uno studio effettuato presso l’Università di Montreal che tra gli altri benefici vi è anche la riduzione delle infezioni della ferita.
Infatti analizzando i risultati di 258.000 interventi (appendicectomie, resezioni coliche, prostatectomie ed isterectomie) i colleghi canadesi hanno riscontrato un’incidenza di infezioni del 3,8% nei pazienti sottoposti ad interventi laparoscopici rispetto al 7% di quelli operati con tecnica tradizionale. Lo studio, pubblicato sulla rivista JAMA (Journal of Medical Association) conclude che con l’estensione della pratica laparoscopica è da attendersi un ulteriore riduzione dei casi di infezione.
Come si spiegano questi dati? Sono molte le considerazioni da fare. In primo luogo con la chirurgia mini-invasiva gli organi non vengono esposti all’aria ambiente, spesso essa stessa fonte di contaminazione. Inoltre l’anidride carbonica introdotta nell’addome ha una forte azione antibatterica ed impedisce , o quantomeno rallenta, la liberazione dei mediatori dell’infiammazione. Queste sostanze, che teoricamente dovrebbero proteggere l’organismo dalle infezioni, in realtà alterano lo stato immunitario del paziente confondendo le informazioni che giungono al sistema immunitario stesso.
Della riduzione delle infezioni del sito chirurgico si giovano varie categorie di pazienti, che sono storicamente più esposte. In primo luogo i diabetici e gli immunodepressi, coloro che fanno uso di steroidi per altre patologie come l’artrite reumatoide od il lupus.
In particolare grande è il beneficio per gli obesi, che per la presenza di abbondante quantità di grasso, tessuto facilmente sede di infezioni, ne vedono ridursi con l’approccio laparoscopico una quota considerevole.