Donna incinta

Laparoscopia in gravidanza

Purtroppo circa una donna in gravidanza su duecento va incontro ad una patologia che può richiedere un intervento chirurgico. La patologia più frequente è sicuramente l’appendicite ma non è raro vedere la colecistite, cioè l’infiammazione della vescichetta biliare, soprattutto quando contiene dei calcoli. Sono frequenti anche altre situazioni patologiche, come, ad esempio, le cisti ovariche o, peggio, la torsione delle stesse. Non molto frequente, ma comunque di rilievo è la gravidanza eterotopica, ovvero la presenza contemporanea di un feto nell’utero ed un altro generalmente nella tuba. Lo sviluppo di quest’ultimo può provocare la rottura della tuba ed un grave sanguinamento, che può essere risolto solo con un intervento chirurgico.

Naturalmente l’atteggiamento più corretto è, inizialmente e nei casi che lo permettano, quello di  tentare di rinviare con uso di antibiotici ed altri farmaci che non siano tossici per il nascituro. In altri casi, che non rispondano alle cure con farmaci o in cui i sia una particolare gravità è necessario ricorrere all’intervento chirurgico. La chirurgia laparoscopica è stata considerata per anni una tecnica poco adatta al trattamento delle patologie gravidiche, ma con il passare del tempo questo atteggiamento è mutato, mano a mano che ci si rendeva conto della sicurezza con cui si poteva procedere in laparoscopia anche in gravidanza. La stessa società americana di laparoscopia (SAGES) ha pubblicato nel 2014 le linee guida per il corretto impiego della laparoscopia in gravidanza. Come di norma questa va divisa in tre trimestri caratterizzati da problematiche differenti; il periodo migliore è sicuramente il secondo trimestre. Infatti durante il secondo trimestre il rischio di aborto è ridotto come anche quello di creare danni al feto. Anche nel terzo trimestre se possibile si dorrebbe evitare di ricorrere alla chirurgia e posporre se possibile l’intervento a parto avvenuto.

La chirurgia laparoscopica mantiene anche in gravidanza tutti i suoi benefici: dolore ridotto od assente e quindi minor richiesta di antidolorifici, che sono dannosi per il bambino sia perché possono favorire emorragie placentari che per l’effetto depressivo sul feto dei farmaci come la morfina. La società americana di laparoscopia sottolinea però che ad effettuare un trattamento laparoscopico in una donna in gravidanza deve essere un chirurgo esperto, con uno skill molto alto, per evitare danni al nascituro.

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