10 domande al vostro chirurgo
1. Quale intervento consiglia?
Chiedete una spiegazione con termini chiari e comprensibili in cosa consista l’intervento che vi viene proposto, e se vi è la possibilità di scegliere tra più alternative. Fatevi anche fare dei disegni esplicativi o fatevi mostrare delle figure, se non capite bene.
2. Qual è l’esperienza del chirurgo in questa procedura?
Chiedete se il chirurgo ha esperienza in questa particolare operazione e se tutto lo staff, infermiere comprese, sono all’altezza.
3. Perché è necessario l’intervento?
Informatevi se l’intervento è strettamente necessario, se ha scopo solo diagnostico od anche terapeutico e se la procedura deve essere eseguita subito o può essere posticipata.
4. Quali sono le alternative terapeutiche?
Fatevi spiegare se vi sono alternative non chirurgiche per curare la vostra malattia e quali le conseguenze se non decideste di operarvi.
5. Quale sarà l’esito?
Chiedete quali saranno i benefici che dovrete attendervi e gli eventuali esiti (dolore, disturbi digestivi, e così via).
6. Quale anestesia?
Chiedete se l’anestesia sarà generale, locale o mista.
7. Quali sono i rischi?
Fatevi spiegare bene i rischi e le complicanze più frequenti, tenendo però ben presente che a qualsiasi intervento chirurgico possono seguire complicanze non prevedibili ed anche severe, in quanto la chirurgia non è matematica. Anche l’intervento meglio condotto può essere complicato per situazioni locali o generali che ne alterano il decorso previsto, anche in base alla costituzione del paziente.
8. È possibile avere un secondo parere?
Se non siete sicuri, o il chirurgo che vi ha preso in cura non vi ispira sufficiente fiducia, chiedete al vostro chirurgo se è d’accordo a sentire un secondo specialista.
9. Quanto durerà il ricovero e che tempi di attesa sono previsti?
Fatevi illustrare il decorso, la durata del ricovero e le terapie successive, oltre ad i tempi di ripresa necessari.
10. Quali i tempi di recupero?
Informatevi su quelli che sono abitualmente i tempi di recupero e di ritorno alle proprie attività abituali (sport, lavoro), tenendo ben presente, però che questi fattori sono estremamente individuali e soggettivi.