Occlusione intestinale

Il contenuto alimentare transita all’interno di un lungo tubo che è costituito dall’apparato digerente. Una volta superato lo stomaco, il cibo entra nell’intestino tenue e procede verso il colon. Se durante questo tragitto si verifica un restringimento, il cibo non solo si fermerà, ma tenderà ad essere spinto a ritroso, a tornare indietro sotto forma di vomito.

È quindi il vomito il primo segno di occlusione intestinale, accompagnato dalla mancata fuoriuscita di aria e feci dall’ano, da dolore e rigonfiamento dell’addome.

Tale condizione determina la perdita di acqua ed elettroliti (sali minerali) e le condizioni generali del paziente saranno rapidamente compromesse.

Quali sono le cause che determinano l’occlusione intestinale?

In alcuni casi, come il volvolo, l’ernia strozzata e la sindrome aderenziale la sofferenza si estende ai vasi che nutrono l’intestino. Con il passare delle ore, la mancata ossigenazione determinerà la morte dei tessuti intestinali, con la liberazione nel sangue di sostanze tossiche e batteri. Si tratta in questi casi di una condizione gravissima che mette seriamente a rischio la vita del paziente e richiede un intervento chirurgico d’emergenza.

Invece nel caso di occlusioni che si verifichino progressivamente, come spesso accade per le stenosi (restringimenti) del colon, l’intestino a monte si dilaterà enormemente fino a raggiungere anche i 10 cm di diametro; raggiunte queste dimensioni la parete intestinale comincerà a sfibrarsi ed il suo contenuto a riversarsi nella cavità peritoneale, provocando una peritonite che aggraverà ulteriormente il quadro.

Come si cura?

Quale sia la causa, la cura è solo chirurgica e consiste nella correzione della patologia che ha determinato l’occlusione. La chirurgia laparoscopica permette in molti casi di determinare la sede e la causa dell’occlusione e di risolvere l’ostruzione.

Soprattutto nelle forme da aderenze postoperatorie o postinfettive, la laparoscopia permette di vedere “in situ” l’intestino, consentendo di riconoscere e sezionare l’aderenza causa dell’ostruzione; allo stesso tempo rende possibile la sezione di tutte le altre aderenze potenzialmente pericolose. Inoltre la mancata apertura della cavità addominale riduce la possibilità di riformazione delle aderenze stesse.

In alcuni casi il chirurgo può essere costretto, dalla situazione locale o dalle condizioni generali del paziente, ad eseguire un intervento in più tempi. Il primo tempo consisterà sempre nel confezionamento di una collosissima o di una ileostomia.

Una volta risolta la causa dell’occlusione intestinale il paziente sarà riequilibrato mediante infusione di sali minerali, acqua e nutrimento. Dopo qualche tempo (ore o giorni a seconda dei casi), sarà progressivamente ri-alimentato inizialmente con acqua zuccherata, poi con latte ed infine con cibi semi-solidi.

Una volta normalizzate le sue funzioni digestive potrà fare ritorno a casa, ma dovrà avere numerose restrizioni dietetiche, soprattutto nella quantità e qualità delle fibre.

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