Le ernie
Cos’è un’ernia?
Il termine “ernia” deriva dall’arabo e vuol dire rottura. In realtà non si tratta proprio di una “rottura” bensì dell’allargamento di un orifizio (apertura), già presente in natura che mette in comunicazione l’interno della cavità addominale con l’esterno, permettendo il passaggio di vasi, nervi od altre strutture.
Ad esempio, nell’ernia inguinale l’orifizio interessato è quello che permette nel feto il passaggio dei testicoli fino allo scroto, e dopo il passaggio del dotto deferente dal testicolo alla cavità addominale e quindi alla prostata.
Questi fori sono generalmente sigillati da un tessuto che, però, in alcune persone manca o si indebolisce. Quindi la spinta dovuta ad azioni semplici che aumentino la pressione all’interno dell’addome, come tossire, ridere, o sforzarsi per defecare, fanno cedere i tessuti e permettono a questi fori di allargarsi. Il contenuto dell’addome, in particolare l’intestino, esce attraverso questi orifizi fino a consentire la fuoriuscita del contenuto addominale (intestino, vescica, grasso omentale). È a questo punto che si è formata un’ernia.
Con il passare del tempo e con gli sforzi della parete addominale, già descritti, il foro dell’ernia si allarga e fuoriesce all’esterno una quantità sempre maggiore del contenuto addominale, aumentando le dimensioni dell’ernia stessa.
Che tipi di ernia esistono?
Inguinale, la più frequente, soprattutto nel sesso maschile. È localizzata all’inguine e cresce in basso verso lo scroto.
Crurale, tipica delle femmine, è di piccole dimensioni e si sviluppa alla radice della coscia.
Ombelicale, molto frequente, tende a crescere con l’obesità e le gravidanze, deforma l’ombelico e va incontro facilmente a complicazioni.
Laparocele: è un’ernia che si forma per mancata chiusura di una ferita chirurgica, è molto frequente e richiede l’impiego di una particolare tecnica. Vai alla pagina dedicata al laparocele.
Diaframmatica: è un’ernia congenita, il cui riscontro può avvenire anche in età adulta. Vai alla pagina dedicata all’ernia diaframmatica.
Iatale, è un ernia che si forma per allargamento dell’orifizio di passaggio dell’esofago in addome. Spesso si associa a reflusso gastroesofageo. Vai alla pagina dedicata all’ernia iatale.
Otturatoria, lombare, epigastrica, di Spigelio: rare, e talvolta di difficile diagnosi.
Come si sviluppa e si complica un’ernia
I pericoli dell’ernia
L’ernia, ovunque essa sia, non costituisce un grave pericolo in sé, ma sono le sue complicazioni ad essere pericolose.
- Intasamento, quando l’intestino fuoriuscito dall’addome attraverso un orifizio di piccole dimensioni non permette più il passaggio del contenuto e crea una occlusione intestinale.
- Strozzamento, quando l’intestino fuoriuscito all’esterno si dilata e non riesce più a ricevere sangue, e quindi va in necrosi. È una situazione gravissima che mette in pericolo la vita del paziente e richiede un intervento d’urgenza.
- Perdita del diritto di domicilio: con questo strano termine si indica una situazione in cui la quantità di intestino uscita dall’addome è veramente elevata; in questi casi la reintroduzione dell’intestino in addome provoca una compressione sul diaframma, con difficoltà respiratorie. Era una situazione frequente in passato, che adesso si osserva raramente.
Come si cura l’ernia?
Non esistono medicine, iniezioni sclerosanti o mutande speciali che facciano guarire un ernia. L’unica possibilità è quella di riparare il foro che si è formato nei tessuti della parete addominale.
Dal medioevo ad oggi sono state sperimentate tante tecniche chirurgiche, ma la svolta nella chirurgia dell’ernia è stata data dall’introduzione delle reti sintetiche nei primi anni ‘90. Così, anziché cucire i bordi del tessuto slabbrato, si procedeva alla sua chiusura per mezzo di una “toppa”, analogamente a come si farebbe per i gomiti di un vestito consumato.
La chirurgia dell’ernia, ovunque sia localizzata, prevede attualmente che l’orifizio sia chiuso mediante l’impianto di una sottile rete di materiale plastico. Questa retina, oltre a chiudere il “foro”, serve a stimolare la cicatrizzazione. Infatti il tessuto cicatriziale cresce tra le maglie della rete come fa un rampicante su un graticciato, conferendo solidità alla riparazione.
La chirurgia laparoscopica delle ernie
Negli ultimi anni si è andata sviluppando la tecnica laparoscopica per la cura delle ernie, soprattutto per quelle a localizzazione inguinale o ventrale. L’impiego della laparoscopica permette infatti di impiantare reti all’interno della cavità addominale senza bisogno di dissezionare e poi ricostruire la parete.
Il vantaggio consiste nel poter impiantare reti di maggiori dimensioni e, soprattutto, dal fatto che lasciando integra la parte addominale il dolore nella zona operata è pressoché assente.
La ripresa sarà quindi più veloce, il ritorno alle proprie attività abituali più pronto, in particolare per chi pratica sport.
Molti vantaggi sono offerti soprattutto nel caso di pazienti già operati di ernia, in cui l’ernia sia tornata (ernia recidiva), perché usando la tecnica laparoscopica si viene a lavorare su tessuto sano, mai toccato dalla mano del chirurgo, con notevole riduzione delle complicazioni.
Altra indicazione, ormai tassativa, è l’ernia inguinale bilaterale, perché con un unico intervento condotto attraverso i tre famosi fortini si riesce a risolvere contemporaneamente da entrambi i lati.