Ernia dello sportivo

La pubalgia o ernia dello sportivo è una patologia dolorosa acuta o cronica a carico della regione inguinale, in cui è presente una piccola ernia che con il suo movimento di determina l’infiammazione dei nervi della regione.

Inizialmente si pensava che l’ernia dello sportivo colpisse esclusivamente gli atleti professionisti, ma in realtà colpisce molte persone di età compresa tra i 20 e i 60 anni, solitamente magri, che svolgono un’attività sportiva amatoriale oppure non esercitano alcuna attività sportiva ma seguono una vita attiva. Determinati sport, come il calcio o la corsa favoriscono l’insorgenza della malattia perché sollecitano fortemente i muscoli adduttori della coscia e i muscoli retti dell’addome che si inseriscono nella regione inguinale

Tale patologia inoltre non è necessariamente legata alla presenza di un’ernia (che, anche quando presente è comunque di piccole dimensioni) ma questa è presente frequentemente; si tratta per lo più di un allargamento del canale inguinale attraverso il quale sporge un piccolo sacco erniario che sotto sforzo stira alcuni nervi della regione responsabili del dolore.

Il dolore sarà così localizzato al pube ed irradiato alla radice della coscia, al fianco, al testicolo, peggiorerà con gli sforzi e migliorerà con il riposo (al mattino). Il dolore può essere così forte e continuo da rendere difficili non solo le attività sportive ma anche quelle quotidiane.

Prima di classificare una pubalgia come un’ernia dello sportivo è necessario escludere altre malattie che possono determinare una sintomatologia simile:

  • Patologie vertebrali, soprattutto ernie del disco.
  • Lesioni muscolo-tendinee della regione.
  • Osteite pubic: è una infiammazione delle ossa pelviche prevalentemente derivata da traumi ripetitivi alla parte anteriore del bacino.
  • Fratture: sono le fratture comuni alla zona pelvica causate da movimenti da stress, frequenti nei corridori su lunga distanza.
  • Malattie urologiche: ad esempio prostatiti, epididimiti, uretriti e idrocele.
  • Malattie dei tessuti connettivi: ad esempio artrite reumatoide, spondilite anchilosante, sindrome di Reiter o altri tipologie di spondeo-artriti.

La diagnosi è generalmente clinica, ovvero effettuata durante una visita. Il dato sarà poi confermato da una ecografia o da una risonanza magnetica.

Esame diagnostico: si eseguono accertamenti mediante ecografia o risonanza magnetica per poter escludere altre patologie che riguardino muscoli, tendini o vertebre e verificare la situazione anatomica delle regione interessata.

Se le terapie antalgiche o antinfiammatorie o fisioterapiche in abbinamento ad un periodo di riposo danno scarsi risultati e le ricadute si ripresentano frequentemente, si procede con un intervento chirurgico.

L’intervento ormai considerato elettivo è quello laparoscopico sia per la possibilità di esplorare e trattare contemporaneamente i due lati, essendo spesso la patologia bilaterale, che per l’assenza di dolore a livello della regione inguinale, che consente una più rapida ripresa delle proprie abitudini motorie.

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